“Meta”

Voi come fruite della timeline di Facebook — e, similmente, di Twitter o Tumblr o (dicono esista) Google+?

C’era un tempo in cui i testi si iniziavano a leggere dall’alto: si proseguiva di paragrafo in paragrafo, sempre più giù. Poi finivano. Poi fu il blog. Lì, per motivazioni plausibili ancorché poco ergonomiche, il contenuto più recente appariva in alto. Adesso ci ritroviamo con le timeline: testi che inizi a leggerli — come Natura vuole — dall’alto. Mentre li stai leggendo, però, si allungano… ma in cima, non dal fondo. Come se al proverbiale snake del Nokia 3330, discendente di ben più illustri serpenti digitali, spuntasse una nuova testa a ogni nuovo fruttino ingurgitato.

Quindi io mi ritrovo in un continuo, pernicioso pendolo. Arrivo, leggo, scorro verso il basso… giunge nuovo contenuto, mi viene comunicato da notifiche confezionate ad arte per ghermire la mia attenzione e rimbalzo in alto. Indi proseguo nella lettura dall’alto verso il basso finché non raggiungo il punto di prima. Ad libitum.

Non solo: il “punto di prima” non è segnalato da alcunché, è tutto a carico della mia già ridotta memoria a breve termine. Come non è segnalato da alcunché il punto in cui sono arrivato quando giunse l’infame notifica, lasciandomi solo e infreddolito nel più drammatico dei dilemmi: abbandonare a sé stesso il contenuto più vecchio di qualche decina di minuti, per tornare in cima alla pagina, o scavare ancora qualche schermata dal fondo, nel timore di perdermi delle perle colpite da un’ingiusta e accelerata obsolescenza?

Quest’ultimo dilemma è mitigato dai potenti algoritmi di Facebook, invero, che svolgono un ottimo lavoro quando si tratta di ripresentarmi contenuti importanti che potrei aver tralasciato. Come la foto sottoesposta di un fetido minestrone testé ingoiato da un caro amico del nipote del fratello del mio dentista, o l’assoluta verità del tecnopredicatore di turno che va assolutamente condivisa — come potrei reclamare un mio posto nella società, se ignorassi l’importanza di questo semplice gesto?

Nella manipolazione dell’ordine dei contenuti Twitter, per ora, si dimostra meno saggio. E irritante. Ma è questione di tempo, prima o poi tutti gli opposti confluiscono uno nell’altro e diventano indistinguibili. Persino Confucio e Talete, persino i pomodori e i pomodori.

Ci si abitua anche ai pugni in faccia, per carità. Ma nulla mi toglie dalla testa che questo supplizio oscillatorio sia un metodo veramente bislacco di leggere. Altro che la diatriba eBook-libro cartaceo. Almeno quei due hanno un inizio, una fine e un verso.

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