In assenza di un osservatore esterno , ci si può soffermare un secondo sulla straordinarietà di avere un osservatore interno che analizza i moti dell’anima senza prendere parte ad essi.
Qualcuno sorveglia e sa che è strano che l’umore scenda durante una giornata di sole, senza nulla da fare. Sa che non è il caso di prendersela per una simile stupidaggine, sa che invece di piangersi addosso sarebbe il caso di rimboccarsi le maniche.
Viene messo a tacere da innumerevoli fattori, ma è vigile e giudica. Detesto trovare spiegazioni razionali che lo blocchino o ne minino l’obiettività; giustificarmi dinanzi a me stesso, cercando al di fuori cause plausibili per i miei comportamenti illogici.
Sebbene detesti farlo, cerco comunque le cause: se sono triste è colpa di una parola sbagliata detta da qualcuno, di una coincidenza fortuita e negativa, al limite del tempo atmosferico.
Sopraggiunge la sensazione che dentro di noi ci sia lo stesso caos che fuori da noi, e che mettersi a costruire modelli per spiegare i nostri comportamenti sia un po’ come prevedere il moto delle nuvole. Ci si riesce, ma alla fine sembrano comunque fare quello che vogliono.
Lascia un commento