Meta-Viaggio

E’ proprio al limite del mio angolo di visuale. Qualcosa che posso percepire solo con la coda dell’occhio…

Poco importa. Da qui vedo un deserto di una sabbia finissima e grigia, spazzato da un vento lieve. Il sole è tramontato o non è ancora sorto, ma c’è luce a sufficienza per vedere fino all’orizzone e ritorno. Adesso sono su un altopiano; sono salito per la via più facile, cercando rifugio dal tutto che mi insegue impietoso.

Un passo dietro l’altro, sono salito fino a qui ripetendo frasi e litanie che avevano lo scopo di tenerlo lontano ma lo avvicinavano, ogni passo un centimetro in meno, ogni passo un’occhiata di più. Non fa nulla di male: ma mi guarda, e non dice nulla. Diventa insopportabile.

Basterebbe un moto improvviso d’ira e forse se ne andrebbe, o si rivelerebbe mio amico, o mi attaccherebbe apertamente. Ma preferisco continuare a contare i passi, intendiamoci, sapendo che è lì ma non guardandolo, ansimando e cercando di ostentare una sicurezza che diventa solo grigiore infinito. Non so neppure dove sto andando: guardo l’orizzonte a cui mi avvicinerei, se l’orizzonte non si allontanasse fastidiosamente.

Per quanto vasto, questo posto non può offrire riparo per sempre. Prima o poi il tutto ti viene a cercare, oppure te ne vai tu, promettendo a te stesso che tornerai quanto prima e farai qualcosa per fermare l’avanzata del deserto. Che forse c’è sempre stato, intendiamoci, e forse deve continuare ad esserci, però ci si fa prendere da quella mania di raddrizzare il quadro storto e ci si ricasca.

Adesso non sarò io ad andarmene, però. Ho troppa paura. Cammino da questa mattina (o da ieri sera?) per questo motivo, ogni piccolo tratto di percorso senza incontrarlo direttamente è una piccola conquista. Il vero guaio è quando ti viene voglia di trasferirti qui. Non che sia un brutto posto, intendiamoci: quando non c’è vento, è il posto più tranquillo che tu possa immaginare. Però c’è qualcosa che non va, l’idea di costruirsi un rifugio permanente qui suona strano come tagliare il pane con una forchetta.

Questo è un posto dove si viaggia e non si arriva da nessuna parte. E’ per questo che non puoi rimanerci tanto, se la tua mente si aggrappa a cose come l’utile e l’inutile.

Ma sono considerazioni inutili, intendiamoci. Ora si cammina e si vede per quanto tempo si riesce ad evitare il tutto. Nessuna vera speranza di potergli sfuggire sul serio: se non sarà questa sera (questa mattina?), sarà domani. Ma sono troppo malconcio per affrontarlo subito, forse qualche ora di cammino mi sarà d’aiuto.

Cammina, cammina…

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