La pagina dell'oracolo

eriadan

Oromeo

Oromeo

In un regno desertico viveva Oromeo, un negromante piuttosto potente. La sua vita sarebbe potuta sembrare abbastanza noiosa agli occhi delle genti comuni... Tutti i giorni a studiare su antichi volumi, a sperimentare strane alchimie, a sprecare la sua vita per raggiungere un sogno, una chimera. Un sogno comunque assurdo, sogno che a nessuno interessava sapere. Oromeo studiava il modo per diventare immortale. In effetti la banalità di questo desiderio lo spingeva a tenerlo nascosto per non essere tacciato di scarsa fantasia dai colleghi maghi.

Passarono gli anni e oromeo riuscì a mettere insieme il primo di due incantesimi. Un Arcano capace di imprigionare lo spirito nel corpo, anche dopo la morte. Questo avrebbe impedito alla sua anima di dileguarsi durante il decesso. Sarebbe bastato poi trovare un arcano che non corrompesse la carne ormai morta e si sarebbero dischiuse le porte dell'eternità. "Ridete bifolchi ridette della mia noiosa vita", continuava a ripetersi. "Quando il mio domani si chiamerà eternità, capirete perchè il mio oggi si chiama sacrificio." Il giorno in cui oromeo lanciò su di sé l'incantesimo a lungo ricercato, però, il destino decise di giocargli un brutto scherzo. Lamodè, il suo gatto famiglio, irruppe nella stanza reclamando il pasto. "Ascolta Oromeo, sono stufo di cacciare topi secchi già da sé morti di fame... Se possibilmente la prossima volta che mandi...ooops".

Oromeo aveva appena terminato l'incantesimo quando Lamodè rovesciò il barattolone in cui era allevato un nido di termiti carnivore piuttosto seccate della negligenza con cui il padrone le sfamava. Oromeo aveva liberato completamente la sua mente da altri incanti per avere il pieno controllo della sua creazione magica e non riuscì a sfuggire agli insetti che, in poco tempo, lo assalirono e ne dilaniarono le carni. Lamodè, vedendo morire il proprio padrone cominciò a rantolare e svenne sospeso tra la vita e la morte. Oromeo soffrì perchè la sua carne moriva ma il suo spirito rimaneva all'interno del corpo, intrappolato nel cranio dall'incanto appena evocato. Urla laceranti riempirono la stanza e la casa, ma nessuno le sentiva dato che questo mago viveva a parecchi chilometri dal primo centro abitato, completamente solo. Sul pavimento del laboratorio era restato solo lo scheletro. Gli insetti trovarono l'uscita dalla finestra e si persero nel mondo esterno.

"Sono morto... No, dovrei essere morto, ma sono ancora qui... Non riesco a muovermi. Ma continuo a vedere dalle mie orbite vuote. Formiche bastarde.... Aspettate che mi rialzi. Sono morto." Si ripeté nuovamente lo scheletro mezzo sfatto a terra. "No, il mio spirito è ancora qui. Non sono morto... Non ho più un corpo, e vero, di me sono restate solo le ossa... Ma non sono morto, forse riesco a muoverle..." Lo scheletro rimase immobile per terra, solo il teschio ebbe un leggero fremito. "... Sono morto..." e una voce senza corpo, senza bocca che le pronunci cominciò a piangere e singhiozzare e se gli occhi vi fossero stati ancora avrebbero pianto le lacrime più amare del mondo.

"Allora", commentò seccata la morte, "Ci decidiamo ad uscire di lì?" Lo spirito di oromeo disse singhiozzando:
"Non posso, sono bloccato qui dentro."
"AAAAA, sigilli magici. Stupidi umani, a voler giocare con la morte..."
"Ti chiedo perdono.. Ma adesso portami via, ti prego."
"E come faccio se non riesco a recidere il filo che tiene unito lo spirito a questa carcassa."
"Rompi il teschio, se rompi il teschio spezzerai il sigillo che mi vincola alla materia."
La morte alzò le spalle e sbottò "E' inconcepibile. Passate il tempo a studiare la morte e non sapete che la morte non può agire sulla materia. Sono uno spirito, un entità incorporea, sono un principio e un archetipo. Non posso corrompermi agendo sulla materia." disse l'ultima realtà con una punta di orgoglio e con la cadenza tipica di una maestrina boriosa che rimprovera gli alunni dall'alto della sua saccenza.
"Controlla se il mio gatto è cosciente. Posso chiedere a lui di spaccarmi il cranio."
"Seeee... Questa situazione sta diventando ridicola... Il tuo gatto non è morto, è solo svenuto, ma credo che resterà sotto shock per un bel po'."
"Beh, se ne vengo fuori almeno mi tolgo la soddisfazione di strangolarmelo. Tanto, non rischio più niente."
"Bene, fai proprio bene a prenderla con umorismo. Quando si sveglia salutamelo."
"Perchè... dove vai?"
"Ascolta bello... forse non ti sei reso conto che stai parlando con una delle entità più indaffarate dei piani. Dedico un massimo di dieci minuti ad ogni cliente.. e il mio carnet è piuttosto pieno negli ultimi tempi. Vuoi questa blood War. vuoi che non esiste regno in queste terre capace di restare almeno un anno dico uno senta muovere guerra all'universo. E poi i coboldi. Io odio i coboldi..." disse la morte sedendosi su uno sgabello ormai presa dal suo monologo, incurante di oromeo. "Esistono un sacco di idioti che si dicono avventurieri e che vanno a uccidere interi villaggi di coboldi. Passo più tempo insieme ai coboldi che a qualsiasi altra razza, e questa, invece di estinguersi continua a riprodursi. Cavolo, quando vedi che non ti vogliono su un piano... cedi, lasciati sterminare.... e loro sai cosa fanno? Lo sai?"
"Nnnno...", azzardò oromeo intimorito dallo spettro.
"Sesso, continuano, hanno parentele con i conigli quelle bestie. Peccato che quando muoiono sono nella mia giurisdizione. La morte dei conigli lavora sempre con la schiuma alla bocca..." aggiunse la morte con un ghigno malefico. A dire il vero oromeo trovò logica quell'espressione facciale, e anche un po' monotona, tuttavia, ormai preso dalla situazione, trovò gradevole che, finalmente, la morte avesse detto qualche cosa in sintonia con quello che trasmetteva la sua faccia. "Il problema è che puzzano..."
"I conigli?..."
"No, i coboldi."

"Adesso che ne dici di aiutarmi in questo pasticcio?"
"Senti bello, non so che farci. Qui il tuo gatto è ancora sotto coma. Io non posso toccare niente... me ne vado."
"Aspetta. tra due giorni arriva un ragazzo a portarmi delle provviste, è un mio allievo, gli insegno magia. Se aspetti il suo arrivo chiedo a lui di rompermi il cranio."
La morte sembrò infastidita da questo discorso. "Ho parlato al vento un attimo fa? Sto gia facendo tardi."
"Ma almeno torna tra due giorni."
"Senti oromeo, non per apparire pedante. Ma il prossimo buco libero sulla mia agenda sarà... umm... no da qui a 3000 anni non c'è neanche un buco libero sulla mia agenda" disse la morte sconsolata rimettendosi in spalla la falce.
"Ma se trovo qualcuno capace di rompermi il teschio e tu non ci sei a prendermi, cosa mi accadrà?"
"Ti perderai, il tuo spirito svanirà senza posa e senza meta, diventerai un anima raminga."
"No, è assurdo, tu sei la morte, non puoi permettere che questo accada. Sei la morte, un principio, un archetipo. Dov'è la professionalità, dov'è la serietà. Mi aspettavo che l'incontro con la morte fosse stato più solenne, se ci fosse stato. Sei la morte, il tuo compito è portare le anime al cospetto della giustizia divina..."

"ADESSO BASTA. Non ti permetto di accusarmi in questa maniera. Un tempo si che ero la morte solenne. Un tempo parlavo solo in maiuscolo. Ma ora guardati attorno. Morti che tornano in vita, vampiri, zombi, wight, di tutto. Chi ha più rispetto per la morte... CHI?. Tutti li pronti ad eluderla. Necromanti in tutti i piani, nascono come funghi. Sacerdoti che passano il tempo a riportare indietro gente che avevo accompagnato personalmente di fronte al giudizio. Con alcuni idioti ho fatto il tragitto più volte, e questi sempre più rachitici a sfottermi dicendo, "fai fai, aspetta che i miei amici secchino un drago e recuperino il suo tesoro, coi soldi si paga un santone... e via che si torna sulla terra.." e poi arrivo qui, da un mago che prima mi impedisce di rompergli l'anima per un suo stupido incantesimo senza tenere conto delle conseguenze, e poi viene a parlare di serietà... che non sono più la morte di un tempo Abituati troppo bene siete. ecco cosa. Morite e subito dev'esserci qualcuno che vi accompagna a farvi giudicare, a farvi vedere l'aldilà." Oromeo si sentiva piccolo piccolo nella sua prigione ossea. "Hai commesso un errore, mio bel mago. Adesso sei morto, i dieci minuti sono finiti da un pezzo. Non ho più tempo per te, quindi ora mi congedo e se vuoi la pace eterna, vattela a cercare. Da Sigil si arriva dove si vuole." E cosi dicendo la morte, con passo piuttosto collerico, svanì tra le pareti della stanza.

Oromeo rimase immobile per terra per ben due giorni. All'arrivo del garzone Lamodè si era ormai svegliato, ma girava in stato trasognato e assente per i corridoi della casa, leccando di tanto in tanto lo scheletro del suo padrone.
"Meower..." il ragazzo trasalì vedendo lo scheletro per terra che parlava, poi, abituato alle stranezze della necromanzia pensò che la carcassa fosse un esperimento mal riuscito che avrebbe dovuto pulire.
"Meower, metti giù subito quella scopa e guai a te se mi tocchi." Riconoscendo la voce del maestro provenire dallo scheletro l'apprendista cominciò a urlare dal terrore "Meower, se urli cosi per ogni stupidata, come farai a diventare un negromante?!?!"
"Mi scusi mm.. maestro... cosa le è accaduto?"
"Troppo lungo da raccontare, e non ci crederesti. Dovresti farmi un favore, nei bauli della soffitta c'è una corda che risponde hai miei comandi, prendila e portala giu." Nel pomeriggio Meower, pazientemente, legò tutte le ossa con la corda sottile sottile. Una volta completato il lavoro lo scheletro cercò di muovere i fili come un burattinaio e, barcollando, riuscì a ritirarsi in piedi.
"Meower, se vuoi un consiglio, studia altri tipi di magia.... datti all'alterazione, studia le arti dell'incantamento ma lascia stare la necromanzia."
"Cosa intendete fare adesso?"
"Andarmene. Non sono più di questa terra, devo trovare la mia meta. La mia nuova casa. Ti lascio tutto, il mio libro degli incanti, i miei possedimenti, tutto. Mi prendo solo qualche incanto che potrebbe aiutarmi nel mio viaggio."
"E' un addio?" disse triste Meower, "Si è un addio", replicò oromeo cercando di dare una pacca sulla spalla al fedele apprendista. Al primo scricchiolio delle ossa seguito al colpetto sulla schiena del ragazzo oromeo decise di desistere.

Sulla porta di quella casa uno scheletro incappucciato, con pochi incanti, con un gatto mezzo rimbambito come famiglio si avviò in cerca di un paradiso o di un inferno capace di accoglierlo. Di un regno in cui avrebbe potuto sentirsi nuovamente a casa, al suo posto: nel regno dei morti.

Fine... io interpreto l'apprendista.... dovevo trovare una scusa plausibile per dire di avere un ricco libro degli incantesimi. Scherzo. Io faccio oromeo, in cerca di un posto dove distruggersi il teschio, un luogo dove la sua anima non si perda, un aldilà che soddisfi le sue esigenze. Credo che la sua sarà una ricerca attraverso i piani. La sua quest sarà quella di trovare il suo aldilà ideale e, una volta entrato, riuscire ad entrarci ( spero non sia facile) Come lo interpreterò? Sicuramente sarà paranoico, proteggerà il suo teschio ad ogni costo, dato che la distruzione di esso comporterà qualcosa di peggiore della morte. Credo che, inoltre, temerà anche la resurrezione, l'idea di ritornare in vita e rischiare di patire il tremendo dolore della lacerazione delle carni gli ha fatto passare la voglia di ritornare tra i vivi. Oromeo ormai ha accettato con serenità la sua metà e tenderà ad essere umoristico e ironico sulla sua situazione. Le sue battute e frasi ricorrenti saranno. "Fortuna che sono già morto" e "Morirai anche tu prima o poi, e allora si che capirai cos'è il vero dolore... fortuna che ho già dato". Il suo scopo sarà quello di trovare la pace per la sua anima, e cercherà di sfruttare tutte le sue capacità per questo. E' terrorizzato dai dissolvi magia che potrebbero danneggiare il suo sigillo e far perdere la sua anima, di conseguenza guarderà sempre con timore e paura sia i maghi che i chierici che possono scacciarlo. Poi deciderò più avanti altre cose. Intanto lo faccio cosi. Credo che mi divertirò un sacco. E poi, finalmente potrò usare la frase... "Eh quando ero in vita io si...."

Per chi è arrivato fin qui, un ringraziamento, per chi ha sorriso, un ringraziamento più sentito.

eriadan