La pagina dell'oracolo

Mothmor

Il mare

Arrivò che il fuoco era già stato acceso, buttò a terra la sua pesante sacca, e poi con la stessa pesantezza si sedette sul terreno ancora umido.
Sospirò fissando la fiamma che giocava davanti a lui.
Accendere un fuoco era sempre un pericolo, ma la caccia era stata fortunata quel giorno, e dovevano cuocere le due lepri che avevano preso.
Il ragazzo aveva acceso il fuoco e improvvisato uno spiedo per le prede. Le pelli le avrebbero scambiate con qualcosa, se avessero incontrato dei mercanti di passaggio.
Viaggiavano lontani dalle città, e i mercanti erano la loro unica fonte di notizie dai luoghi dove la gente dorme nei propri letti la sera.
Un letto... era parecchio che non ne vedevano uno... Lui non ne sentiva particolarmente la mancanza. Aveva già viaggiato in passato. Ma il ragazzo... lui era abituato ad una vita agiata, seppure semplice.
Si meravigliava di come non si fosse mai lamentato. Di come lo avesse sempre seguito senza inveire contro una sorte avversa che lo aveva costretto a lasciare tutto e a fuggire con uno sconosciuto verso chissà dove.
Sospirò nuovamente.
Il ragazzo lo stava fissando, e quando lui si accorse che doveva avere un'espressione troppo preoccupata sul volto, estrasse dalla sacca una grande piuma.
"E' una piuma di pavone. Me l'ha portata il vento in un pomeriggio lontano... quando i miei pensieri erano più' rumorosi del mare in tempesta"
Girò e rigirò la piuma tra le dita.
Il ragazzo lo ascoltava sempre con attenzione. Doveva essere intelligente, ma non parlava molto.
"Io non ho mai visto il mare... Pensi che ci passeremo mai vicino? Cosi' vicino da vederlo, dico."
Sorrise. Il ragazzo avrà avuto sì e no tredici anni, ed era sempre vissuto in un villaggio di contadini. Lavorava la terra con suo padre, avevano qualche bestia di loro proprietà. Insomma, non se la passavano poi così male.
Ripensò a se stesso a quell'età. Si rivide alla scuola militare. Ci era entrato quando aveva compiuto cinque anni e c'era rimasto fino a che non ne ebbe venti.
Giorni tutti uguali, orari rigidi, esercitazioni estenuanti... ma anche a lui sarebbe potuta andare peggio.
"Sì, passeremo vicino al mare. Ma ci vorrà ancora un po' di tempo. Sei stanco?"
Il ragazzo sorrise.
"No... c'è stato un momento, quando abbiamo attraversato le Montagne dell'Est, in cui credevo che non sarei sopravvissuto. E invece eccomi qui... e vedrò il mare..."
Pensò che quel ragazzino aveva un volto dannatamente troppo bello, se fosse stato più' brutto avrebbe potuto farlo passare come suo scudiero... Nessuno fa caso ad un ragazzino sporco, brutto e disordinato... Avrebbero potuto entrare nelle città, e con un po' d'accortezza, nessuno avrebbe badato a loro... invece quegli occhi grigi, limpidi, quella pelle chiarissima ricoperta da lentiggini, rosse come i capelli, avrebbero accentrato gli sguardi e la curiosità di tutti. No... ma forse... non era tanto l'aspetto esteriore, quanto la calma, i modi gentili, e il comportamento che quel ragazzo teneva sempre, che avrebbero fatto ricadere su di lui gli sguardi di tutti.
Quella personcina esile era come circonfusa da una luce leggera, quasi impercettibile, che lo faceva spiccare in mezzo alla folla.
"Credo che la carne sia ormai cotta." Le parole del ragazzo lo avevano quasi ridestato da un sogno. Prese il cibo che gli poneva e lo ringraziò.
"Il tuo modo di fare ci sta creando non pochi problemi, lo sai? Speravo che dopo aver condotto per un po' questa vita difficile, avresti cambiato i tuoi modi."
Il ragazzo accennò un sorriso, prese a sua volta della carne e si mise a mangiare.
Lui non riusciva a capire a cosa quello strano ragazzino stesse pensando. Eppure si capiva bene che si stava concentrando su qualcosa...
Non disse altro, durante la cena, e nemmeno dopo, quando, spento il fuoco, si arrampicarono su un albero per dormire.
Quando si furono sistemati entrambi, il ragazzo si voltò verso di lui, che si era messo sul ramo accanto, e gli disse;
"Rivedrò mai il mio villaggio?"
Lui quasi trasalì. Non si aspettava una domanda così diretta. Non aveva parlato di casa sua e del villaggio da quando erano partiti...
Non era preparato a rispondere... e come spesso capita in queste situazioni rivelò tutto quello che stava pensando e che lo preoccupava.
"Non lo so. Non so nemmeno se arriveremo mai a destinazione. Stiamo finendo le scorte di cibo, e ci stiamo avvicinando ad una strada trafficata... accendere fuochi sarà sempre più rischioso. Qui non ci sono i pericoli e le insidie delle Montagne dell'Est. Qui ci sono pericoli ben più insidiosi. E se ti trovano qui, è davvero la fine."
Il ragazzino chiuse gli occhi. Per la prima volta, lui lo sentì sospirare.
"Ho capito. Spero almeno di riuscire a vedere il mare..."

Mothmor