Ma perché perdere tempo a leggere banali racconti e considerazioni di gente banale, o a guardare le di lei (della gente banale) foto banali di momenti banali scattate con tecnica banale?
Ogni tanto per bearsi della propria presunta superiorità, lo ammetto. Per fortuna la natura, ogni tanto, aiuta a rispettare i limiti di velocità e innesca la noia, se lo scopo è solo questo. Disprezzare il prossimo non è una gran droga; magari dà una temporanea vertigine, ma i postumi includono un senso di pochezza che previene facilmente l’assuefazione.
Poi da queste parti si vuole bene e ci si affeziona a tutti, purché stiano a debita distanza (inciso: già l’aveva detto la diabolica professoressa del liceo, che chi scrive aveva una preoccupante predilezione verso la comunicazione telematica. Poiché parliamo del secolo scorso, e poiché chi scrive era fisicamente impossibilitato a comunicare telematicamente, all’epoca, se ne deduce che la donna tirava a caso. Ma con stile ed intuito, evidentemente).
Il motivo semplice è che uno di vita ne vive una sola, e possibilmente tranquilla. Allora è bello adottare la vita di gente a caso e guardarla scorrere. Ma con moderazione, senza troppe telecamere e soprattutto senza tugurio. E con in più la possibilità di sceglierla, questa gente che proprio a caso non è.
Come spesso accade, pochi di quanti conosco dal vivo leggono tutto ciò. Non è né bello né brutto: è curioso, però, che se costoro scrivessero io probabilmente leggerei tutto, per cogliere quelle sfumature che dal vivo non colgo.
Ma io prediligo la comunicazione telematica, quindi amen.
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