Viaggio – 7

Reduce da una lunga conversazione con Giulio, passeggio lungo una strada asfaltata bestemmiando contro l’umanità tutta e la sua inguaribile stupidità.

«Ti ho sentito, sai?»

Una odiosa bambina con i capelli rossicci e le trecce interrompe la mia interessantissima passeggiata e l’ancor più interessante invettiva con un paio di manine paffute che mi porgono una mela rossa e lucida.

«Tieniti la mela, ho già avuto brutte esperienze con un paio di poveracci che hanno cercato di offrirmi cibo materiale e spirituale, lungo la strada.»
«Stavi dicendo un sacco di cose brutte, e le cose brutte fanno diventare tristi. Sei più carino quando ridi.»

Valuto l’ambiente circostante: nessuno oggetto rapidamente utilizzabile come arma impropria. Dannazione.

«Scusa, bimba, cosa vorresti essere? Una sorta di incrocio tra Pollyanna ed uno degli amanti di Candy?»
«Proprio così! Mi hai riconosciuto! Sei bravissimo! Sento già di volerti bene!

L’imbarazzo raggiunge livelli difficilmente raccontabili, i brividi lungo la schiena mi ricordano che è il caso di far finire tutto questo, in un modo o nell’altro.

«D-devo andare, adesso… piacere di averti incontrato, e…»
«No, no! Prima devi fare il gioco della felicità con me!»
«Senti, lasciamo perdere. Non voglio farti del male, davvero. Ti ho sempre detestato, tu e quella insana mania di cercare il lato positivo anche nelle catastrofi. Sai bene che travalichi il confine labile tra l’ottimismo e l’imbecillità più nera.»
«Oh, ma che cose cattive dici! Come prima! Per fortuna non le pensi sul serio.»
«Certo che le penso, e ne penso anche di peggiori!»
«Dici davvero?»
«Ti dico di sì! Come si fa ad essere così stupidi da pensare che un atteggiamento positivo basti a tirarci fuori dalle brutte situazioni? Ogni tanto le cose vanno semplicemente di merda, e tu non puoi proprio farci niente, e non sai neppure con chi prendertela. Vorresti ammazzare qualcuno a calci, vorresti urlare e svegliarti, ma non cambia niente. Devi godertelo fino in fondo, il casino in cui ti sei ficcato in prima persona.»
«Questo lo so anche io, però… ecco… pensavo che, visto che tutto va male e non c’è niente da fare, tanto vale cercare di non farsi affossare del tutto…»
«E perché, scusa? Per poter rimanere costantemente sull’orlo del baratro, invece di lasciarsi cadere giù privi di vita per poi ritornare pieni di energia? O semplicemente per fare la figura del cretino, sorridendo mentre ti scavano la fossa? Ma via, sono favolette.»

Mi guarda con gli occhi pieni di lacrime. Forse sono stato convincente. Speriamo.

«Ma è orribile! Ho passato tutti questi anni con i paraocchi, ed invece ora capisco come vanno le cose… però… ora tutto mi sembra buio e morto… com’è possibile?»
«Beh, in parte perché è davvero così. Ma non fraintendermi…»

Niente da fare, ormai è in preda ad una crisi irrefrenabile. Sembra che non mi ascolti. Piange insieme a generazioni di illusioni assassinate sull’altare di un realismo dalla dubbia utilità. Si strappa i capelli. Si dispera.

Inizio a piangere anche io, mentre mi allontano e la lascio lì a disperarsi. Vorrei parlarle, ma non ascolterebbe. Vorrei dirle che ci sono anche giorni in cui si riesce a vedere il bello che c’è nelle persone, in cui riesci a scorgere una scintilla meravigliosa anche dietro gli occhiali del giornalaio dallo sguardo maligno. E che quella scintilla c’è davvero, in tutti, solo che di solito sei troppo impegnato a distruggere usando i tuoi schemi come picconate per accorgertene. E che la realtà, anche se a volte sembra tanto assurda, è meravigliosa proprio perché è indecifrabile, perché ti senti parte di qualcosa che per definizione non capirai mai fino in fondo, ma che dopotutto ti accetta come una mamma un po’ troppo severa. Vorrei dirle che l’amore esiste, non in una ma in diecimila forme, e che puoi passare le giornate a guardarlo cambiare come le nuvole in cielo, sempre con quella paura che possa piovere, ma è bello anche per questo.

Vorrei dirle tutto questo, ma oramai è tardi ed ho già percorso un centinaio di metri. In fondo mi stavo affezionando a quella bambina odiosa.

«Tu che ne dici, Giulio?»
«…»

Non ho nessuna intenzione di farlo, ma mi volto a guardarla. Non piange più. Mi guarda, e sorride.

Semplicemente disgustoso. Potrei prenderla a martellate, ed avrebbe ancora quel sorrisetto dipinto in faccia…

Commenti

5 risposte a “Viaggio – 7”

  1. Avatar drake&sky

    Ehi simile… Ogni tanto capita anche a me una scenetta così, in questo periodo. Lo so, è un commento banale, ma mi va di dirtelo ;)

  2. Avatar Rossella

    me l’ero perso questo post…decisamente d’effetto!
    mi piace!

  3. Avatar oracolo

    Ti ringrazio :-)

    Fa parte di una lunga serie di improbabili raccontini, vagamente collegati l’uno con l’altro. Sono quelli della categoria “inviàggio”.

  4. Avatar Rossella

    te l’avevo già detto che scrivi bene?
    sarebbe carino un libro che si intitola “inviàggio” scritto da L’oracolo :)
    io lo comprerei :P

  5. Avatar oracolo

    Beh, se hai molto tempo da buttar via, il pdf c’è già: Viaggio.

    Lo aggiorno parallelamente al blog, ma è un po’ più comodo da leggere – ad esempio, è in ordine cronologico.

    Grazie dei complimenti, comunque. I miei raccontini sono piccole cose e non troppo interessanti, ma mi piace scriverli :-)

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