Viaggio – 4

Scendo dalla bicicletta, stanco.

Si avvicina un ometto piccolo, biondo, con occhi troppo grandi ed una voce stridula.

«Posso essere d’aiuto? So come ci si sente dopo che si è viaggiato tanto, tutti sudaticci e stanchi.»
«Grazie, grazie davvero. Ha qualcosa da bere?»
«Certo certo, ecco qui!»

Mi porge una bottiglietta ricolma fino all’orlo di cedrata. Bevo.

«Da dove viene e dove va, se non le pare che sembro poco opportuno? Sa, me ne intendo di viaggi.»
«Non ho una meta precisa» gli restituisco la bottiglietta, vuota «sto cercando un amico che ho perso all’inizio del viaggio.»
«Oh, quanto è vero il cielo, se so cosa significhi perdere un amico! Una cosa tremenda, tristissima, non mi ci faccia pensare.»

Inizia a piangere. Non so se la cosa mi sorprenda o mi spaventi.
«Non mi pare il caso di prendersela&#8230 Non l’ho perso definitivamente… abbiamo solo litigato…»
«Oh, un litigio? Come vorrei che tutti andassero sempre d’amore e d’accordo! Che cosa triste, il litigare tra amici stretti!»
«Non si offenda, ma credo che lei la stia prendendo troppo sul personale. In fondo non ci conosciamo neppure, come può commuoversi così per le mie vicende?»
«Ma io non mi commuovo realmente; credo che sia il caso di commuoversi, e mi commuovo. Vede, un bravo ragazzo come me in questi casi recita la parte del Compassionevole, ed io credo che mi riesca pure piuttosto bene, modestamente.»
«Cosa sta cercando di dire? Che è un bravo ipocrita?»

Come al solito, non tengo a freno la lingua.

«Certo che no! Recito semplicemente la mia parte nel modo migliore che mi riesce, si capisce. Ora, se lei mi si distendesse un attimo per terra in preda ad un malore, le farei vedere quanto so davvero essere Compassionevole. Prego, prego!»
«E’ imbarazzante. Non credo che lo farò. Ma che bisogno c’è di recitare? Ci siamo solo io e lei; io non apprezzo particolarmente gli attori dilettanti e lei non deve dimostrarmi nulla. Offrirmi la cedrata le è stato sufficiente per conquistarsi la mia simpatia, ma non vedo perché continuare. Ed in modo così maldestro, per giunta.»
«Davvero le sono simpatico? Davvero? Oh, grazie, grazie! Ci tengo così tanto! Per davvero! Per me gli amici sono tutto!»
«La faccia finita. Finirò con il detestarla, se continua così.»
«Non faccia così, la prego. Vede, oltre che Affettuoso io sono anche molto Sensibile. Mi viene da piangere…»
«Ma mi ha appena detto che è tutta una recita! Come posso crederle?»
«Infatti è una recita. Nessuno le ha chiesto di credermi. Mi basterebbe che anche lei recitasse la sua parte come si deve. Ecco ecco. E’ così difficile? Glielo spiego un attimino meglio?»
«Credo di averle già detto che non penso sia necessario recitare…»
«Come no? Tutti ne vedono il bisogno! Andiamo, tutti riconoscono ed apprezzano un Bravo Ragazzo, uno Compassionevole, o Affettuoso, o Sensibile.»
«Non può semplicemente essere sé stesso?»
«Me stesso? E cosa vuol dire? Dovrei interpretare un’accozzaglia casuale di stati d’animo tra loro in contrasto, una noiosa sequela di contraddizioni, un personaggio così banale che l’autore lo farebbe morire divorato dalle talpe pure se è il protagonista?»
«L’idea è quella. Non vedo cosa ci sia di male. Io non mi immedesimo in queste macchiette inesistenti. Se sono felice, rido; se sono triste, piango. Non fingo di incarnare un ideale solo per evitare di sentirmi vuoto, per illudermi di avere una mia identità.»
«Ah, ora ci ho capito qualcosa: lei è un Libero Pensatore, un Spontaneo, un Coerente!»
«Potremmo dire di sì.»
«Ah… capisco…»
«Qualcosa non va?»
«Me lo lasci dire: pessima interpretazione.»

Detto questo, l’omino mi rimette in mano la bottiglietta vuota, si gira e se ne va.
Vorrei inseguirlo per spaccargliela in testa, ma anche se detesto ciò che dite mi batterò fino alla morte perché possiate dirlo.

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