Viaggio – 28

(questo raccontino fa parte di una serie; se sei curioso, ecco come leggerli tutti in fila)

Sono molto più ascetico, da quando è morta la scimmia.

Ogni tanto la sogno. Come questa notte.

Siamo seduti al tavolo bianco, ho in mano “L’arte della guerra” di Lao-quel-che-è. L’edizione condensata ed illustrata, per bimbi bellicosi.

La luce fredda della lampada a LED ci intirizzisce come un bianco Natal in costume da bagno. Mi guarda. La guardo.

«Senti, io e te siamo la stessa persona, no?»

Ahia. So cosa significa quando inizia così. Poso la lettura erudita – benché puerile – e faccio due flessioni per riscaldarmi e prepararmi alla discussione.

«Beh, proprio la stessa persona… non saprei. Diciamo che siamo molto legati. Mi fai un po’ da coscienza, grillo parlante, specchio specchio delle mie brame, fai tu.»
«Ti facevo da coscienza, vuoi dire. Non ci sono più. Questo è un trito espediente narrativo per permetterti di incontrarmi ancora. Se ci fosse da qualche parte un logo Marvel™ potrebbe spuntare un mio clone da qualche parte, o la mia coscienza potrebbe essere stata registrata su un cristallo, o una distorsione del continuum spazio-temporale…»
«Taglia.»
«Il logo non c’è. Io non esisto più. Capito? Ti sveglierai ed io non ci sarò.»
«Sì, ma ora ci sei: stiamo parlando. E come è successo questa volta, potrà succedere altre volte. Non è che lo sceneggiatore sia un mostro di originalità, intendiamoci.»
«Sì, ma io sento la tua mancanza. Magari vorrò farti un discorsone sulla salsapariglia, e tu non potrai ascoltarlo perché non potrò più fartelo.»
«Puoi parlarmene adesso, della salsapariglia…»

Silenzio.

«Cosa fai?»
«Leggo. E’ un classico. Penso abbia a che fare con i sudoku o con la torre di Hanoi.»
«Oh. Sai, pensavo che potremmo fare qualcosa insieme, invece. Quello potrai leggerlo dopo. Sarai triste quando non ci sarò più.»
«”You’ll be lost, and you’ll be sorry when I’m gone”. Dai, lo diceva anche quello là e guarda com’è finito.»

Silenzio.

Rincaro la dose: «Quello che non capisci è che non possiamo farci niente: non ci sarai più tu, non ci sarò più io, non ci sarà più niente. Non c’è controllo su queste cose. Quindi, se vuoi vivere nel presente e parlarmi della salsapariglia ora, te ne sarò grato. Se invece vogliamo crogiolarci nel disappunto per quello che accadrà domani, ignorando il fatto che tutto è ciclico e quindi ci saranno altri mille sogni come questo per parlare della salsapariglia…»
«Sì, scusa.»

Alla fine mi sono svegliato. Non mi ha detto della salsapariglia ed una curiosità pungente mi rode.

O forse non è curiosità. E’ un po’ come fosse… mancanza.

Commenti

2 risposte a “Viaggio – 28”

  1. Avatar Imizael

    perchè mi sento triste dopo aver letto questo?

  2. Avatar oracolo

    Perché la mancanza è così.
    O forse perché scrivo sempre cose orrendamente tristi :-P

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