Curioso: continuo a viaggiare da solo. Ma non è sempre stato così.
Mentre rimugino su quello che girava la mia attenzione viene catturata da un manifesto a colori, parzialmente affisso su un grande muro – per il quale sarebbe appropriato un grande pennello, ma è un altro spot.
Un neonato, dipinto in un color arancio molto acceso, tiene in mano forchetta e coltello. Mi guarda con un’espressione divertita e crudele, e sopra di lui un fumetto recita:
“E tU, sicURo dI noN GiraRE in TOndo? COme fInIRà QueSTO VIaggIO?”
Le lettere sembrano ritagliate da riviste e giornali, come se ci fosse bisogno di camuffare una calligrafia tipografica: il neonato arancione e sequestratore si prende gioco di me. Estraggo un rossetto economico dalla tasca (che ci faccio con un rossetto in tasca?) e rispondo direttamente sul manifesto, in un angolino:
“L’ho già detto: finirà dov’è iniziato. E’ una cosa bella. E non compro niente.”
Mi allontano ripetendo “E’ una cosa bella”, ed ogni volta sembra quasi che i brividi diminuiscano. Ma manca qualcosa, lo sento.
Avevo dimenticato il rossetto sotto al manifesto. Lo recupero, guardo il neonato e non riesco a trattenere una smorfia. Gli disegno occhiali e baffi ma non diventa ridicolo: cambio bruscamente direzione, spaventato.
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