Viaggio – 20

Finita la canzone, ho deciso di fare ancora due passi. E’ una di quelle serate in cui non si può davvero dire di no ai lampioni.
Decido di assecondare i sensi unici anche se sono a piedi: se non posso dire di no ad un lampione, figuriamoci cosa potrei inventarmi per disobbedire ad una imperiosa freccia bianca – ed alla sua amica, la sbarra bianca in campo rosso.

Sperimento con curiosità che i sensi unici hanno un poderoso intuito: capiscono dove vorrebbe dirigersi il pedone, lo conducono nelle vicinanze della meta e poi sbarrano la strada sul più bello.

Dopo essermi visto negare l’accesso in almeno un paio di occasioni – senz’altro opportunità che non si presenteranno più, i distributori gratuiti di sorrisi sono bighelloni e non amano stazionare troppo a lungo nello stesso incrocio – maledico la malsana idea di rispettare i sensi unici a piedi.

Proprio nel punto del monologo in cui chiamo Dio a testimone di quanto sia stupido essere schiavi delle proprie regole, prorompendo in uno strozzato grido di dolore, vedo un compagno di disavventure intrappolato in un circolo vizioso.

«Scusa, credo che la segnaletica sia sbagliata…»
«COSA?»
«Volevo dire: ti sei accorto che, in questo punto, se continui a seguire le frecce non esci mai dall’incrocio?»
«E tu ti sei accorto di quanto il tuo monologo mancasse di protasi e di mordente? Mi stavo addormentando nel momento più drammatico.»

Il fellone mi ha colpito con maestria. Accuso il colpo e taccio, imbronciato: che diamine, non sarà stato un gran monologo, ma almeno era sincero.

«E sentiamo, perché dovrei star qui a sentir demolire la mia modesta ma aggraziata prosopopea da un poveretto che non riesce ad uscire da un incrocio perché ha deciso di non contraddire i sensi unici?»
«Francamente non saprei. Tu che puoi, vattene: io ho da fare, qui, e tu chiaramente no.»
«Lo facevo per te. Vedi, anche io seguivo i sensi unici, ma poi ho capito che stavo rinunciando a ghiotte opportunità di esplorazione…»
«Tu non hai capito niente. Giro e rigiro perché aspetto. Non è per tua scelta che hai smesso, ma per qualche fortuita coincidenza.»
«Cosa?»
«Hai capito bene. Per qualche scherzo della natura sei riuscito a liberarti del tuo stupido vincolo, ed ora credi di poter insegnare agli altri come fare. Non è merito tuo. Potresti essere ancora lì a girare, proprio come sto facendo io, ed invece giù di monologo.»
«Ma tu perché giri?»
«Lei verrà, e mi libererà uccidendomi.»
«Addirittura? Non c’è altro modo?»
«Certo, c’è. Ma non lo vedo. Questi sensi unici parlano chiaro. Finché lei non verrà, io girerò.»
«La ami?»
«Come si può amare qualcuno che ti pianterà un semaforo nel cuore.»
«Cioè per niente?»
«Cioè tantissimo. Come dicevo, non hai capito niente. Ora, se per favore tu volessi lasciarmi girare in pace… potrebbe arrivare da un momento all’altro.»

Sento dei passi. Un po’ mi fa pena, ma sono convinto che stia esagerando la situazione, o che parli per enigmi solo per convincermi di aver qualcosa da dire. Ripasso mentalmente il mio monologo.

Eccola. Viene dalla strada ad est. E’ bella, ma in modo vistoso. Mi appoggio ad un muro con la schiena, non voglio perdermi lo spettacolo. Ci sono notti che istigano al sadismo.

Lui smette di camminare e le rivolge uno sguardo di supplica. Lei si avvicina risoluta, con un sorriso vitale dipinto sul volto. A guardarla bene, direi decisamente dipinto. Non ha in mano semafori od altre sciocchezze – se proprio vuole ucciderlo, dovrà strangolarlo, o spezzargli il collo, o usare qualche arte (non saprei dire se marziale o meno).

Tira dritto e prosegue verso ovest.

Lui riprende a girare ed io non sono da meno, visto che voglio scambiare due parole a bassa voce.

«Psst… non ti ha ucciso, visto?»
«E’ stato il suo più grande regalo.»
«Lasciarti qui in balia dei sensi unici?»
«Continui a non capire.»
«Sveglia! Non sa neppure chi sei! Vieni via con me, è quasi l’alba.»

Mi rivolge uno degli sguardi più tristi che io abbia mai visto in uno specchio; poi si volta ed ostenta indifferenza, esaminando un grande divieto d’accesso.

L’ho lasciato lì a girare, non ho tempo da perdere. A suo modo, secondo me è felice. Chissà, forse un giorno lei arriverà e lo ucciderà per davvero. Nel frattempo brucia parecchio.

Commenti

2 risposte a “Viaggio – 20”

  1. Avatar multimick

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  2. Avatar oracolo

    Mi permetto di dissentire: è
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