Viaggio – 19

Non resisto al richiamo: parcheggio accanto ad uno di quei vagoni crepuscolari e salgo a bordo. Vestibolo laterale, compartimenti da sei con stampe ottocentesche sopra ad ogni sedile.

Proprio un vagone con le carte in regola. Lo percorro a passo lento, dirigendomi verso l’altra estremità, e cerco di assumere un’espressione vagamente keine gegenstande aus dem fenster werfen (non si sa mai chi potrei incontrare, meglio mostrarmi preparato).

Sorpresa: il vagone è completamente vuoto. O meglio, una cosa che lo riempie c’è: il tempo che si stiracchia. Sono entrato dalla porta verso il tramonto, scendo dalla porta a notte fonda. In un tunnel della metropolitana.

«Metropolitana?», esclamo interdetto.

L’asceta metropolitano è seduto in terra ed appoggiato con la schiena al muro bianco davanti a me. Alza la testa abituata a ciondolare a peso morto tra una spalla e l’altra e mi guarda con scarso interesse; «un altro che ignora il teorema dei vagoni comunicanti», sussurra con voce baritonale.

«Chiedo scusa. Pensavo ai problemi di scartamento: siamo sicuri che i vagoni del treno possano viaggiare qui in metropolitana?»
«Se hanno il biglietto senz’altro», gorgoglia mentre mi invita a sedermi, «ma fino a prova contraria sei tu che stai viaggiando, non il vagone.»

La logica stringente mi zittisce come sempre.

Mi porge il tubo al neon della pace. Inopportuno come sempre, lo rifiuto: «No, grazie. Fumo solo quelli a 5500 Kelvin, gli altri mi deprimono.»

Sorride, e la luce scema. Rimane solo quel tubo al neon, con il suo bagliore malato. Realizzo: siamo osservati da almeno ventimila occhi! Gente che parla ma non dice nulla, gente che sente ma non ascolta.
Ora che ho trovato la chiave cerco cautamente le parole dei profeti scritte sui muri.

Non le trovo.

Cerco meglio, devono esserci.

Macché.

«Oh, accidenti! Non me ne vado finché non trovo…»

Le parole muoiono in bocca, la moltitudine mi sta osservando. Ventimila occhi chiusi sono puntati su di me, e aspettano.

Non avevo capito proprio niente. Indosso i panni dell’asceta metropolitano, mi siedo e chiudo gli occhi… finalmente sento anche io quel suono.

Tutti mormoriamo e ripetiamo quel divino Ohm a 128Kbit/s.

Commenti

5 risposte a “Viaggio – 19”

  1. Avatar Mothmor

    ^__^
    La domanda che mi sorge spontanea è: come ho fatto ad intuire una citazione, appena hai parlato di metropolitana? Prima ancora dell’asceta, del neon e di tutto il resto… E’ bastata la parola “metropolitana” a focalizzare la citazione ^_^

  2. Avatar oracolo

    Percorrendo la stessa strada, si intuisce dove vanno i binari e quando arrivano gli scambi :-)

  3. Avatar votarxy

    sì, ma perchè dire che la luce è scema?

  4. Avatar oracolo

    Stavo per dire “stupida”, poi mi ha illuminato e mi son detto: “Chiamala scema…”

  5. Avatar un amico
    un amico

    Come sempre il genio dello scrittore nato. Complimenti!

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