Lei non parla, io rimugino sul raccontino dell’altra volta.
Non male, questa autostrada senza curve; finisco per addormentarmi alla guida. Mi sono preparato in anticipo: blocco sempre lo sterzo in posizione centrale con un apposito attrezzo, quando mi aspettano viaggi lunghi.
Mi risveglio dopo qualche ora, e tutto procede tranquillo. Le altre auto hanno imparato a schivarmi, o l’attrezzo guida meglio di me. Pochi minuti di tregua da intontimento, prima che il consueto grumo di paure torni all’attacco e mi schiacci a forza contro il sedile.
Giusto il tempo di ammirare il tramonto: arriva sempre più tardi. L’intuizione più fastidiosa è che, di questo passo, il sole tramonterà durante le prime ore della mattina e mi sentirò come se avessi perso l’autobus ancor prima di fare colazione.
Vedendomi assorto, chiede: «Tutto a posto? Sei sveglio, ma non noto la differenza rispetto a quando dormivi».
«Ti sei risposta da sola».
«No, sul serio».
«Mi stavo chiedendo se sia più deprimente comunicare certi pensieri a parole o con il silenzio, ma mi hai interrotto».
L’avrò offesa, non parla più. Possibile che il prezzo della benzina aumenti con ogni area di servizio che supero?
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