Tipharet

Risalendo da Yesod, si arriva ad un sole dorato.

Lì c’è il centro della nostra individualità. Lì c’è quella sensazione di onnipotenza che fa capolino in brevi momenti della vita, quando la musica vibra sulla corda della nostra essenza, quando ogni movimento è un monumento di perfezione che taglia la roccia producendo un sibilo cristallino a quattrocentoquaranta Hertz.

Questa somma vanità è solo per noi, per tutti gli altri è ridicola, imbarazzante: Apollo, entro in comunione con gli infiniti me che osservano da tutti i possibili futuri e passati, e con un sorriso compiaciuto mi offrono una Coca Cola e mezzo chilo di tritolo; lo sgranocchio mentre accendo una stella dopo l’altra.

Dopo, sarò come sempre nudo sotto sguardi severi come il tuo: adesso sono dio, e posso ridere del tuo sorriso di circostanza o di scherno.

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