Conosco davvero poco la storia. La mia memoria, molto più selettiva di quanto vorrei, cancella velocemente le nozioni relative.
Quando mi imbatto in qualche documentario sulla vita negli anni cinquanta, o quando qualche nonno (purtroppo non mio) racconta delle proprie esperienze di tanti anni fa, non posso che pensare a quanto il mio (raro) sentimento di affetto nei confronti dell’uomo si estenda trasversalmente al tempo.
Uomini sono nati, sono cresciuti, hanno amato, gioito e sofferto, hanno lavorato una vita perché io oggi possa sprecare la mia (o cercare di farne qualcosa di utile, ma non è argomento della discussione di oggi).
Della maggior parte di loro non si sa più nulla. Il segno più tangibile della loro esistenza è nascosto fra i miei cromosomi ed in qualche attrattore strano dell’enorme sistema caotico in cui viviamo.
Nessuno si ricorderà di me nel 2100. Non è un dramma, ma io ricordo comunque con simpatia il numero inconcepibile di persone che sono venute prima di me.
Oddio, gli assassini mi stanno un po’ sul culo.
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