Satori da Satori

Se sfondo il limite di banalità consentito, fermatemi.

Meditare è autoreferenzialità, è retroazione completa.

Si mette in moto la mente, si raccolgono tutti gli output e li si rimette in input. Non è molto più complesso di questo: isolando gli stimoli esterni, il pensiero si focalizza su sé stesso e sulla sua struttura.

In alcuni casi particolari la condizione a regime è di pura stasi: dopo essere passato, e ripassato, e ripassato attraverso la mente ogni pensiero si affievolisce, e tutto ciò che rimane è

In altri casi il regime è limitato, ma caotico: da una sorgente misteriosa continuano a sgorgare elementi che vengono riesaminati e ricombinati. E’ un’attività faticosa e poco appagante; in alcuni sfortunati soggetti questo lavorìo mentale prende il sopravvento anche durante le attività quotidiane. Il risultato più evidente è una scarsa consapevolezza del momento contingente, poiché la cpu è impegnata a macinare concetti senza nessuna meta precisa.

Capita anche, infine, che il regime non esista e che i pensieri divergano verso estremi meravigliosi o spaventosi. Talora giungono intuizioni, più spesso uno strano senso di comunione, prontamente mitigato da una pesante sensazione di annichilimento. Si conserva memoria di simili momenti: durante uno di questi ho capito la radice del suono che associo al mondo materiale.
Effetto collaterale: le sensazioni sperimentate durante questi stati si tramutano in parole stupide, se si cerca di comunicarle, ed il pensiero razionale le bolla prontamente come momenti di indecorosa ubriachezza. Evidentemente ciò che non si riesce a comunicare non esiste, quantomeno per una parte consistente e iperattiva della nostra consapevolezza.

Commenti

3 risposte a “Satori da Satori”

  1. Avatar archigiulio

    A volte sono più concrete le cose che non si comunicano verbalmente.
    Poi sta alla sensibilità di chi hai di fronte.

  2. Avatar erba

    si filosofeggia.
    confesso di non aver capito molto…

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