Quando piangi, la prospettiva cambia.
La struttura che governa le tue azioni vacilla. I mantra che la mente sussurra cambiano tono e significato, la tua solita immagine svanisce.
Piangi, e ritorni un bambino che non vuole sapere perché, non vuole sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Soffre, ed esige che il mondo si fermi.
Non piangi per un problema, piangi per tutti i problemi. Il guardiano abbassa gli occhi e lascia entrare ogni mostro. Arrivano ringhiando, ti guardano con disprezzo e ti lasciano un po’ più debole.
Paura di cambiare, paura di essere soli, paura di invecchiare, paura di morire. Arrivano dai quattro angoli e neppure gli angeli riescono a scacciarle.
Ogni tanto succede qualcosa. Oppresso da questo peso insostenibile, il bambino invoca la rabbia perché lo salvi. Cieca e incosciente, distrugge ogni cosa senza stare a pensarci su. Vale la pena di lottare, perché oramai non c’è nulla da perdere.
Quando se ne va, c’è il vuoto. Fa molta più paura.
Prova a non piangere. Prosciuga ogni risorsa interiore, e resisti. Mostra di reagire agli eventi come vorresti.
Forse ci riuscirai. Un’altra volta. Un’altra volta ancora.
Ma quando cedi sono cazzi tuoi.
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