Dividere le persone in categorie mi mette a disagio; conosco gente che, quando ti porge la mano per presentarsi, nasconde già nel palmo un’etichetta appiccicosa di cui non ti libererai neppure sfregando con l’alcool.
Nella migliore delle ipotesi l’etichetta è grossolana, e ti senti ridotto a personaggio minore di una serie tv («Oh, lui è quello che fa battute cretine ma dà buoni consigli»); nella peggiore, l’etichetta è proprio sbagliata. La burocrazia necessaria a farsene assegnare un’altra è estenuante al punto che viene voglia di interpretare il personaggio dell’etichetta per quieto vivere. Ma avere a che fare con un altro individuo è sempre difficile, quindi la mia invettiva contro le etichette si ferma qui: è un modo come un altro per illudersi di avere il controllo della situazione.
Il lungo preambolo introduce l’articolo qui sopra, un pratico manuale per imparare a gestire i nerd. Sì, non è un manuale per i nerd; è un manuale per chi ha a che fare con i nerd. A me non è molto utile, quindi, ma citarlo sul mio blog ha una sua logica nell’ipotesi in cui abbiate avuto, abbiate o prevediate di avere contatti con me.
Ah, sì, sull’uso della parola “nerd”: niente seghe mentali, se vi disturba sostituite con “geek” o con “pollo di gomma con una carrucola in mezzo”, il succo non cambia.
Scoprirete perché il vostro nerd reagisca male ai cambiamenti nel suo ambiente, cosa alimenti il suo interesse per i giocattoli (e per le persone, essenzialmente giocattoli molto sofisticati!), perché abbia una conoscenza a largo spettro ma di scarsa profondità e come questo sia conciliabile con l’apparente carenza di memoria («Ma sarà la quinta volta che te lo dico… solo oggi!»).
Ci sono anche degli interessanti trucchi per sfruttare queste peculiarità ed addestrare il vostro nerd a fare ciò che desiderate con il minimo sforzo.
Ora scusatemi, mi serve un po’ d’alcool…
[via Lifehacker]
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