Interfacce – 2

Nutro un certo disprezzo nei confronti dei giudizi sommari: film che fanno schifo, libri da leggere assolutamente.

Per questo oggi mi scaglio sommariamente contro i giudicatori di interfacce utente.

Ne ho abbastanza di chi ha scoperto la Verità Ultima dei Programmi di Masterizzazione (Posta, Grafica, Scrittura, Scambio di Coppie) e cerca di evangelizzare i propri amici.

Questo illuminato personaggio giudica il software in base al numero ed alla forma dei pulsanti. Decanta le virtù del proprio cavallo di battaglia: è il più completo, ogni menù conta decine e decine di voci, dieci schermate di preferenze assicurano una completa customizzabilità.

Pochi si chiedono, quando notano l’assenza di un pulsante, se quell’assenza sia incidentale o voluta. Pensate sia difficile inserire un pulsante o una voce di menù per ogni variabile presente nel codice originale? No, non lo è.

Scegliere cosa lasciar modificare e cosa no è un compito difficile ed ingrato, che pochi sanno fare (e di solito quei pochi non vengono apprezzati).

Questi pochi cercano di dirci, con un’interfaccia utente minimale, “Rifletti su cosa devi fare. Rifletti su ciò di cui hai bisogno e su ciò che è inutile. Trova un modo razionale di fare le cose e rispettalo, senza dover viaggiare ogni volta in territori inesplorati.”

Ma vengono ignorati. Ai loro consigli vengono preferiti telecomandi con mille tasti, di cui almeno la metà svolgono funzioni simili tra loro; display informativi in cui il novanta per cento delle informazioni sono perfettamente inutili; fronzoli grafici che cercano di ridefinire il limite del buon gusto.

Che tempi.

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