Evocare

Intere giornate a seminare idee. «Devi assolutamente vedere…», «Non hai mai ascoltato…?», «Vorrei che tu leggessi…».
Parlare, ricordare, rievocare, per trasformare qualcuno che ci è caro nel più grande esperto delle nostre sensazioni.

Nulla mi toglie dalla testa che se esistesse una persona così simile a me finirei con l’odiarla, o la considererei la persona più banale dell’universo.

Per sentirsi più belli si modificano i propri lineamenti, o si cercano specchi che deformino nel modo giusto. C’è chi si innamora della propria immagine a tal punto da volerla eterna, e chi non può fare a meno di cambiarla piuttosto spesso. In questo doloroso processo di muta, Uno grida che vuole esistere, e non si rende conto di esistere anche in silenzio.

Uno vorrebbe evocare in uno sconosciuto la propria emozione, per avere la prova che è reale. Ci riesce solo se ha una scintilla che non si trova per strada, e dopo l’evocazione le certezze non sono aumentate. Al più lo sconosciuto diventa un ammiratore tirato a lucido, lievemente più riflettente, che mormora: «Però, mica male come specchio».

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