Eclissi

Disclaimer: le tecniche estatiche descritte qui di seguito potrebbero non funzionare su persone con vissuto differente da quello dell’autore. Ciò è tanto banale quanto triste.

La luna ed i simboli a cui è connessa esercitano su di me un fascino così particolare che quando provo a scriverne produco una serie di frasi più sconnesse che banali (se possibile).

Recupero un po’ di quella musica che mi è stata impiantata nell'{in|sub|boh}conscio quando ero un bambino. Io di musica non so nulla. No, davvero, di meno. Ma qualcuno mi ha impiantato roba tipo Vangelis e Tangerine Dream e Kraftwerk. Se voi, che di musica ne capite, non vedete legami tra Vangelis, Tangerine Dream e Kraftwerk non prendetevela con me. Io ho solo subito passivamente l’impianto e l’ho ricordato solo molti anni dopo, con flashback degni di… degni.

Forte della musica, carico un programma come Celestia e mi dirigo sulla luna.

Proprio vero, le togliamo completamente il sole. Che villani.

Mi guardo attorno. Orione. Andiamo a vedere che si dice su Betelgeuse.

Mentre viaggio, vedo le costellazioni distorcersi. Stelle che, viste da qui, sembrano vicine sono invece distantissime. Quelli le chiamano stelle doppie ottiche, io le chiamo metafora.

Arrivato su Betelgeuse osservo. Sono distante da casa. La gigante rossa è malinconica, è come guardare un tramonto perenne.

Fa anche freddo. Mi giro e torno a casa. Arrivato, mi inebetisco di fronte alla terra. Quando la gente guarda la terra, e la guarda per bene, di solito si inebetisce. Capisci che sei da qualche parte lì sopra, a girare a folle velocità in tutto quello spazio vuoto, e all’improvviso ti senti come su un treno mentre attraversa una galleria a luci spente.

Poi vedi che fuori piove, e il cambio di prospettiva è così netto che esclami «Oh, Iesus.».

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