Contando pecore

La sabbia è calda, il cielo è limpido, i miei piedi si fanno pesanti.Così pesanti da non riuscire a muoverli, e sento la sensazione salire. Caviglie, ginocchia, un unico blocco di piombo inamovibile.

Un respiro, due respiri, tre respiri, e la pesantezza raggiunge il bacino. Vorrei aprire gli occhi ma sono concentrato sulle sensazioni, sul corpo che diventa tutt’uno con la terra. Un respiro, due respiri, tre respiri ed il busto è pietra, le braccia granito. Solo la testa è leggera, e conta un respiro, due respiri, tre respiri.

Ora posso capire cosa prova una montagna, cosa pensa una strada asfaltata sotto il sole estivo. Nulla mi tocca, nulla mi sposta, io sono nulla. Ci sono sempre stato e ci sarò per sempre.

Il mio respiro è un ciclo eterno: un respiro, due respiri, tre respiri, potrei rimanere qui per tutta l’eternità. Forse lo farò.

Un brillìo scende dal cielo; un sottile filo di sabbia dorata scivola dal sole e cade due dita sotto il mio ombelico. Non mi scivola addosso, mi riempie come se fossi cavo. Un respiro, due respiri, tre respiri e vengo invaso da un tepore benefico. Mentre la sabbia mi colma, dalla punta delle dita esce un fumo nero che una brezza leggera disperde in fretta.

Un respiro, due respiri, tre respiri e non c’è che sabbia tiepida dentro me. Quieto, partecipo della bassa vibrazione dell’universo.

Commenti

Una risposta a “Contando pecore”

  1. Avatar oracolo

    Che sonno.

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