Autoriflessione

Faccio un mucchio di pause. Come se dovessi dire cose drammatiche. Alle volte molto drammatiche.

Certamente abuso di avverbi, spesso infarcisco le frasi di riferimenti temporali, talora mi lancio in immancabili elenchi dal tono inevitabilmente enfatico, quasi sempre gli elenchi sono composti da tre elementi (in questo caso ho fatto un’eccezione, ma solo perché volevo mostrare il mio amore per le parentesi e gli incisi); ogni tanto un punto e virgola mi rallegra la giornata.

Questo solo per quello che riguarda il contenitore, non parliamo neppure del contenuto. Ma a quello ci sono affezionato più di quanto crediate, quindi se vorrete una parodia azzeccata dovrete scriverla da soli. Qui ci sarebbe stata bene una emoticon (nella fattispecie ” :-P “), ma non mi piace usarle quando non sono impegnato in una comunicazione interattiva in tempo reale (vulgo: quando non sto chattando). Ci rimarrei molto male se un giorno, aprendo un libro, lo dovessi trovare pieno di emoticon… se gli scrittori, quelli seri, ne fanno a meno non vedo perché io dovrei usarle a tutti i costi.

Quando sono impegnato in una comunicazione interattiva in tempo reale (vulgo: vedi sopra) tendo ad usarle ad ogni pié sospinto. Mi scopro ad inserire un :-) o un ^_^ o un :) in fondo ad ogni frase, e per il principio che ho sfiorato parlando di enfasi ben presto chi mi legge si abitua, e le faccine perdono il significato originale. Anzi, se dimentico di inserirle l’interlocutore pensa che mi sia arrabbiato&#8230 dannato linguaggio non verbale.

Del resto penso anche che il tono serioso e presuntuoso di questo blog sia provocato dall’assenza di emoticon; evidentemente non sono abbastanza bravo da farne a meno. Ma, in ultimo&#8230 chi se ne frega :-P

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