Oltre all’autoevocazione involontaria, all’inseguire fantasmi piacevoli, c’è anche un’autoevocazione consapevole.
Per qualcuno diventa una droga.
E’ l’arte di evocare in sé archetipi. Lo si fa inconsciamente, o consapevolmente: peschiamo a piene mane da simboli bellissimi, perfetti quanto irreali, che per qualche minuto trasformano dentro.
Io percorro una copia interiorizzata e banale dell’albero, ma ognuno ha i suoi sistemi. Un mantra, un’immagine, una canzone lavora dall’interno e costruisce un’emozione con frammenti di ricordi.
Prossimamente, ancora sulla caduta dal paradiso terrestre.
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