Viaggio – 34

(questo raccontino fa parte di una serie; se sei curioso, ecco come leggerli tutti in fila)

I racconti della scimmia

Questo mondo è poco ultra e molto terreno. Terreno nel senso di sabbia finissima, corredata da un numero di sassi adeguato a trasformare il tutto in un discreto giardino zen.

Cammino lungo un’onda sabbiosa fittizia e mi imbatto in una curiosità locale: un Pokémon discretamente forzuto sostiene un discreto macigno con discreto sforzo, la fronte imperlata di sudore.

Incurante della fatica altrui, forte della mia natura di scimmia curiosa indago: «Pesa, eh?»
«Abbastanza, grazie!»
«Ed allora perché, se mi è concesso chiedere…»
«Questione di equilibri. Vedi, è indispensabile che non ci sia una posizione da cui tu possa vedere tutte le pietre contemporaneamente.»
«Capisco. Ed immagino che se il macigno fosse semplicemente appoggiato a terra…»
«Questo non te lo so dire», sussurra il Pokémon provato, «però posso dirti che tenendolo così funziona tutto.»
«Diciamo che lo tieni così per paura del cambiamento, insomma.»
«Oh, no, no! Quello sarebbe un enorme errore! Non puoi avere paura del cambiamento: la natura ritrova sempre un suo equilibrio, in qualche modo. Devi avere fiducia.»
«Saggio, saggio. Hai ragione.»
«Ach, un CRAMPO!»

Prima che possa pensare “precipitevolissimevolmente”, la zampona del Pokémon cede. Sparisce senza fiatare sotto il peso del macigno, nella bianca sabbia sottostante.

Hm.

Secondo me il giardino è bello anche così. Rimango dell’idea di non aver capito molte cose della scuola di Nanto.

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