L’acqua calda della serata estiva: gli dei esistono ancora, hanno solo cambiato nome ed aspetto.
Le figlie di Afrodite popolano gli spot, i cugini di Apollo scorrazzano per i blog e se la intendono con i nipoti di Mercurio, che si è dato agli sgravofoni.
Non sono mai stati un fulgido esempio di purezza, queste divinità: erano un po’ tutte imparentate le une con le altre, ogni tanto diventava persino complesso distinguerle. E’ ancora così: ognuno ha il suo pantheon personale, sebbene ci siano intersezioni. Il dio del “nonhoilcoraggiodichiedereunghiacciolo” ce l’ho solo io, quello del tramonto malinconico ce l’hanno quasi tutti. Questi due sono innocui: ce ne sono altri pericolosi.
C’è il dio che conforta sempre gli amici, c’è il dio generoso fino all’autolesionismo, c’è il dio che non dimentica mai un compleanno (a proposito: se mi stai leggendo, auguri!), c’è il dio con la battuta pronta ed il dio che non si fa fottere dal prossimo. Per non parlare del dio ingegnere, del dio filosofo…
Sono tutti pericolosi, perché belli. Carismatici. Li deridiamo per esorcizzarli, ma sotto sotto sappiamo. E, quando capita l’occasione… che ci donino un po’ della loro perfezione!
L’essere posseduti da questi archetipi assuefà. Più incarni il dio degli abiti scuri, più gli altri lo riconoscono in te e lo esaltano. Ti dimentichi cos’eri, ti perdi in lui.
Quando ne sei pregno, quando non ricordi neppure di non essere sempre stato il dio esperto di cacciaviti, incontri sull’autobus il Vero Dio Cacciavite. E, come un vampiro, ti strappa di dosso l’uniforme e se la mette lui. Ma a lui sta molto meglio che a te: tutti lo pensano, forse qualche amico sensibile non te lo dice per affetto.
Eccoti nuovamente un guscio vuoto, qualcosa di fluido ed indefinibile alla ricerca di qualche divinità minore che ti dia uno scopo per un paio di giorni, o di anni.
Passando di dio in dio, il tempo scorre ed incarni il dio cambiaforma. Il tuo potere? Cucire insieme i pezzi, bestemmiando “Sarò pure qualcosa!”
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